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venerdì 29 gennaio 2016

giovedì 28 gennaio 2016

#news: Coming soon...

"Un MacGuffin non è nulla", diceva Hitchcock
   Ma se apri questo trovi dentro tutto.

Coming soon...


mercoledì 27 gennaio 2016

#cultura: #Libarna #LuogoDelCuore

Quest'oggi torno a parlarvi dell'area archeologica di Libarna, a Serravalle Scrivia (AL), in occasione di una piccola ma divertente iniziativa che abbiamo lanciato appena qualche giorno fa, sotto l'egida di un hashtag che la dice lunga sull'idea che sta alla base di questo mini progetto in rete: Libarna #LuogoDelCuore. 
   L'idea è quella di raccogliere le testimonianze di tutti coloro che conservano gelosamente un proprio ricordo legato a Libarna, magari d'infanzia, ma non soltanto. 
   "Ci sono stato alle elementari, la mia prima gita!", a quanti di voi sarà capitato di provare questa emozionante esperienza, quando l'anfiteatro diventava, anche grazie alla fantasia tipica dell'infanzia, luogo di incontro (e scontro!) con valorosi gladiatori e storie mozzafiato?
   
Dunque, se avete una vecchia o nuova foto nel cassetto, un pensiero, un ricordo, condividetelo con noi, e creiamo un #‎albumdilibarna‬, tutti insieme, per celebrare una volta di più la vera e propria rinascita che Libarna sta vivendo in questi ultimi anni. 
   Ecco qui dove potrete condividere la vostra testimonianza: https://www.facebook.com/Libarna-Arteventi-Associazione-1597870173826296/?fref=ts. 

Per quanto riguarda la nostra raccolta, iniziamo con una prima foto, una ‪cartolina‬ con l'Anfiteatro di Libarna in primo piano, direttamente dagli anni '60, che ha viaggiato nel lontano 30 settembre 1965 da Serravalle a Termine di Cadore, in provincia di Belluno
   In effetti, quale luogo migliore per rappresentare Serravalle?



Ed ecco qui un altro ricordo legato a Libarna, una foto dell'archivio della serravallese Famiglia Derossi, una vera e propria chicca: erano gli anni Ottanta, ‪l'area archeologica stava vivendo un momento di rilancio per la sua valorizzazione, con scavi, studi, ricerche e importanti pubblicazioni, come quella del 1987 a cura di Silvana Finocchi, edita dalla Cassa di Risparmio di Alessandria.
   Nel dettaglio, Egidio Derossi insieme al custode di Libarna dell'epoca, Marco Pavani, alle prese con il recupero di un anfora, un momento davvero unico.



Anche i ragazzi dell'Istituto Comprensivo Novi 2 di Novi Ligure ci hanno donato la loro testimonianza, attraverso un preciso lavoro di ricerca e presentazione della storia e delle vicende che hanno segnato l'area archeologica nel corso degli anni. 
   Lo potete trovare a questo link.
Unitamente, il ricordo di una delle insegnanti responsabili del progetto, Milena Lupori
"Ricordo che, durante una visita a Libarna, una bimba, appena la guida chiese di non camminare sui muretti per non danneggiare i reperti, disse; "Le cose vecchie sono fragili e preziose. Se vuoi conservarle devi pensare che anche i sassi raccontano una storia, come se fossero una nonnina su una sedia a dondolo...". 
Un ricordo che dice tutto, senza bisogno di aggiungere parole. 

Concludiamo (ma solo per oggi!) con un simpatico libro a fumetti disegnato dallo stesso Marco Pavani. Questa piccola storia illustrata di ‪‎Libarna‬ è stata pubblicata nel 1987 grazie alla Provincia di Alessandria e alla ‪Proloco‬ di Serravalle Scrivia; nelle pagine iniziali si trova la presentazione dell'Avv. Roberto Allegri e dell'archeologa Silvana Finocchi della Soprintendenza dei Beni Culturali e Archeologici del Piemonte. 



venerdì 22 gennaio 2016

#cultura: Grande festa a Grondona, in memoria di Riccardo Garrone

Ieri è stata una giornata importante per la piccola comunità di Grondona (AL): si è svolta infatti la cerimonia di scopertura della targa e la relativa intitolazione della piazza centrale del paese a Riccardo Garrone, imprenditore nato a Genova ma che ha vissuto buona parte della sua vita in questo suggestivo borgo della Valle Spinti. 
   Imprenditore e dirigente sportivo italiano, è stato presidente dell'azienda di famiglia, la ERG SpA, fondata da suo padre Edoardo nel 1938, nonché presidente del Banco di San Giorgio SpA, della Sampdoria, della onlus MUS-E Italia, di Capitalimpresa Srl e della Fondazione Edoardo Garrone.


Malato da tempo di un tumore al pancreas, muore nella sua villa di Grondona, in località San Martino, la sera del 21 gennaio 2013, una perdita particolarmente sentita da parte della comunità di Grondona, come del resto lo è stata questa piccola cerimonia, che ha visto protagonisti, fra gli altri, anche il Prefetto di Alessandria, Romilda Tafuri, il Vescovo della Diocesi di Tortona, Vittorio Viola, il sindaco della città, Silvio Barbieri, introdotti e presentati dalla sottoscritta, in veste tanto ansiosa quanto ufficiale. ;)



Insomma, un'occasione per conoscere meglio una personalità lontana dagli stereotipi del classico imprenditore lontano dalla gente comune, snob e inavvicinabile, quello che è stato un vero e proprio mecenate per l'arte e la cultura locali e non solo.

 
L'affetto e la commozione collettivi erano tangibili, come anche i ricordi di chi a Grondona ci vive da anni e anni, e ripercorre con affetto i pomeriggi trascorsi a Villa Garrone, le scampagnate a cavallo, le merende a base di focaccia, le risate e il divertimento, i momenti di condivisione e di divertimento collettivo, una coralità che si mantiene viva in questo piccolo paese arroccato, che sembra essere rimasto intatto nel suo sapore più autentico.





martedì 19 gennaio 2016

#corsi: Si è sempre in tempo per "imparare a scrivere a fumetti"


Qualche giorno fa ho ricevuto un invito a un interessantissimo corso, che ho scelto di condividere con voi, casomai fra i lettori ci fosse qualche appassionato di fumetti.
   Il corso in questione è "Scrivere a Fumetti", in attivazione presso il Circolo Arci Gagarin, di prossima apertura a Busto Arsizio (zona centro)
 


Un percorso completo a cura di Adriano Barone (Bonelli Editore) e Alessio De Santa (Tunuè), che si propone di affrontare la scrittura a fumetti in ogni suo stadio.
 
Si articola in 5 lezioni frontali, di cui 4 tenute da Barone e una, conclusiva, da De Santa, e durante il corso saranno forniti una bibliografia preliminare e link di interesse per sceneggiare o da cui scaricare gratuitamente esempi di sceneggiatura; durante le lezioni, i formatori correggeranno i compiti assegnati casa e, attraverso la creazione di un gruppo su Facebook, sarà possibile un continuo confronto tra formatore e studente.
   Sarà fondamentale l'utilizzo di questo prezioso strumento per attivare scambi fruttuosi, letture reciproche e discussioni, anche a corso concluso.

Per quanto riguarda il programma delle lezioni, Barone affronterà i seguenti temi:

  • Il fumetto italiano, americano, francese e giapponese. Le opportunità concrete di lavoro nei vari mercati; come cambiano stile e sceneggiatura nei diversi paesi
  • Costruire una storia: conflitti e personaggi
  • Il linguaggio del fumetto: trama e scaletta
  • Tecniche di sceneggiatura

De Santa, invece, affronterà i seguenti temi:

  • DMIPGA - Discorso Motivazionale Introduttivo Per Giovani Autori;
  • Come proporre un progetto a un editore: aggiustare un soggetto scritto male;
  • Il fumetto e il web.
  • Perché scrivere a fumetti. La specificità di un medium;
  • Per chi scriviamo? Target, tono, modalità;
  • Di cosa vale la pena scrivere? L'approccio Carver;
  • Scrivere fumetti per il web: alcune osservazioni pratiche,
  • Il fumetto d'autore

Se vi siete incuriositi, per info e contatti: corsi@circologagarin.it

lunedì 18 gennaio 2016

#libri: Stavolta tocca a voi lettori!



Solitamente, quando vi propongo un nuovo post, si tratta della recensione di uno dei libri che mi
sono capitati ultimamente tra le mani, ma oggi non sarà così.
   Infatti ho deciso di dedicare questa piccola iniziativa a voi lettori, o meglio ai miei fedeli libro-dipendenti, un vero e proprio giochino divertente perfetto per conoscersi meglio e dare spazio anche ad altri book blogger emergenti.

Di che si tratta? Semplicissimo, vi basterà scrivermi per raccontarmi qual è quel libro da cui proprio non riuscite a separarvi, il capolavoro che vi ha accompagnati durante l'infanzia o che magari è legato ad un periodo particolare della vostra vita, il volume di cui non potreste mai fare a meno e che, secondo voi, tutti dovrebbero possedere nella propria libreria.
   Allegate al vostro messaggio una breve descrizione o recensione del libro che più amate, scrivendo la motivazione della vostra scelta e il motivo per cui lo consigliate, magari ad un target particolare di lettori.

Visto? Basta pochissimo, dovete semplicemente inviare il tutto alla mia mail AriannaBorgoglio89@gmail.com, e i vostri scritti entreranno di diritto nella mini rubrica mensile "La parola ai lettori", dandovi la possibilità di condividere opinioni e farvi conoscere, magari sponsorizzando anche il vostro blog letterario.

E ricordate, prima di iniziare ad inviare i vostri lavori aggiungetevi come lettori fissi di questo blog, http://lamansardadeiravatti.blogspot.it/, invitando anche i vostri amici, per poter seguire in tempo reale tutte le pubblicazioni e il dibattito "libresco".
   
Vi aspetto! :)  

venerdì 15 gennaio 2016

#libri: Gianna Vitali, l'addio alla storica fondatrice della Libreria dei Ragazzi di Milano

“E se insieme aprissimo una libreria solo per i bambini? Che ne pensi, Gianna?”. 
   “Non ho mai sentito un’idea più scema... Quando cominciamo?" 

Questo era l'inizio di un'avventura, queste poche frasi, fatte di amore, complicità e voglia di mettersi in gioco, con quel pizzico di follia che sta alla base di ogni grande progetto destinato ad andare a buon fine.
   Questa è stata l'avventura di Roberto Denti e Gianna Vitali, compagni di vita e di lavoro, fondatori della prima libreria dedicata esclusivamente alla narrativa per l'infanzia in Italia, la Libreria di Ragazzi di Milano.
   Due figure accomunate da una profonda intelligenza, da un'ironia tagliente e anche da una buona dose di lungimiranza, come dimostreranno i fatti a venire, che il fato si è portato via troppo presto.


Sì, perché a distanza di appena tre anni dalla scomparsa del marito anche Gianna, nella notte tra il 13 e il 14 gennaio, ci ha lasciati per raggiungere il suo Roberto, e con lei se n'è andato un pezzo importante della storia e della memoria culturale collettiva.
   Una donna forte e coraggiosa che, nonostante la morte dell'amato coniuge, avvenuta il 21 maggio 2013, aveva continuato in questi ultimi anni, instancabile, l'attività avviata nell’ormai lontano 1972 a Milano. 

La Libreria dei Ragazzi di Milano ha costituito un esempio fondamentale, poi seguito da molte altre città italiane a cominciare da Napoli, con la quasi trentennale esperienza di Nana Schisano e della figlia Annamaria nella Libreria dei Ragazzi di largo Ferrantina a Chiaja, splendide sedi della letteratura per l’infanzia, della pedagogia illuminata, dei giochi ”didattici“, nonché punto di riferimento per bambini, genitori, docenti e appassionati, attratti da quell'idea tanto semplice quanto rivoluzionaria che stava alla base del lavoro di Gianna: mettere al centro dell’attenzione il bambino e la sua formazione, come elemento fondamentale nella politica culturale e nello sviluppo civile di un paese. 

Ma Gianna non era "soltanto" una libraia: collaboratrice di «Liber», componente della giuria del prestigioso premio Andersen - Il Mondo dell’Infanzia, lettrice onnivora, aveva anche accompagnato i primi passi online della sua attività, una sfida decisamente ardita, come piaceva a lei.

La sua morte non avrà fatto scalpore come quella di star internazionali del calibro di David Bowie o Alan Rickman, tragicamente scomparse proprio in questi giorni, ma si tratta di una perdita inestimabile per il mondo della cultura italiana e lo confermano, meglio di tanti articoli, le parole con le quali Renata, Guido, Fausto, Lorena, Daria, Paola, Germana, Chiara e tutta la Libreria dei Ragazzi firmano una lettera agli amici per dare la brutta notizia parole toccanti e piene d'affetto e stima:

«Gianna Vitali, la fondatrice della Libreria dei Ragazzi di Milano insieme a Roberto Denti, ci ha lasciati.Per tanti anni ha trascorso le sue giornate in libreria, sovrintendendo, consigliando e illuminando tutti con i suoi giudizi a volte sferzanti, sempre precisi e intelligenti.Oggi, trovare le parole per salutarla è difficilissimo. Richiedono quello spirito fiero e ironico che Gianna ha sempre avuto. Sappiamo che non ci perdonerebbe se, soprattutto in questa occasione, ci dovesse mancare.Per ognuno di noi Gianna ha rappresentato un importante pezzo di vita condivisa. Gianna ha tessuto attorno a sé una straordinaria rete di affetti e contatti con innumerevoli e sottili fili di acciaio. E siamo tutti lì, ancora, attorno a lei.Alcune persone hanno il dono di non andarsene mai per davvero. Gianna ci ha lasciato un incredibile tesoro di idee, di passione, di parole mai banali, di progetti continui. Che raccoglieremo e che porteremo avanti.Per ora vogliamo solo stringere in un grande e ideale abbraccio la sua famiglia, i suoi amici e tutti quelli che le hanno voluto bene».

E, per concludere, eccola in una delle sue ultime interviste, in occasione dei 40 anni della Biblioteca dei Ragazzi di Foggia: https://youtu.be/Eox8PaCNOH4

giovedì 14 gennaio 2016

#libri: David Bowie: breve viaggio letterario alla scoperta di un mito

L’8 gennaio scorso aveva festeggiato i suoi 69 anni con un nuovo disco, Blackstar, forte, emozionante, carico di quell'intensità che lo ha reso, forse inconsapevolmente, forse no, il suo testamento spirituale in musica.
   Un raggio di luce che pareva averlo strappato, anche solo per qualche istante, alla morsa nel quale lo aveva costretto il cancro, che alla fine è riuscito a portarselo via, tra il dolore e lo sgomento dei milioni di fans in tutto il mondo.
   Sì, perché David Bowie non è stato soltanto un cantante e musicista, ma una vera e propria icona, un'istituzione per il variegato universo del rock che ha saputo portare con sé innovazione, eclettismo, voglia di mettersi in gioco e una bella dose di coraggio.



In queste ventiquattr'ore è stata ripercorsa ovunque la sua immensa carriera musicale, concedendo ampio spazio anche all'ambito cinematografico, nel quale Bowie si era cimentato con successo, portando la sua carriera artistica ad un angolo di 360 gradi.
   Ma estremamente ampia è anche la produzione letteraria che lo vede protagonista, un filone che ha tentato in ogni modo di esplicitare le mille sfaccettature del Duca Bianco, talvolta cogliendone appieno l'essenza.





Tra questi non possiamo non citare in primis Fantastic Voyage (Arcana, 2014), una vera e propria guida per tradurre, decifrare e comprendere a fondo i messaggi di Bowie nascosti nelle sue canzoni; un titolo che riprende un brano del Duca, scritto assieme a Brian Eno, un'opera dedicata a tutti coloro che vogliono addentrarsi nella lirica complessa del cantante britannico, fatta di provocazione ma anche di momenti di estrema tenerezza e intimità, un viaggio nel quale il lettore viene accompagnato per mano dal curatore, Francesco Donadio.










Fondamentale anche David Bowie è (Rizzoli, 2013), opulenta opera a cura di V. Broackes e G. Marsh, un volume prezioso realizzato in occasione della prima grande retrospettiva dedicata a Bowie dal Victoria & Albert Museum di Londra, arricchito da documenti e immagini provenienti direttamente dagli archivi dell’artista, che ha scelto di condividere preziosi momenti della sua vita, anche privata, con i fedeli estimatori.
   Si tratta sicuramente del libro più completo in materia, ricco anche di contributi di noti esperti e studiosi di cinema, moda, letteratura e musica, un'opera omnia perfetta anche per i meno esperti, utile per approcciarsi a questo artista così camaleontico.








Al terzo posto troviamo Ziggy's papers. David Bowie: lettere ai fan 1973-1975 (No Reply, 2007), di Cherry Vanilla, opera sui generis che raccoglie tutte le lettere scritte tra il 1973 e il 1975 da Bowie per la sua rubrica sulla rivista inglese Mirabelle, dove manteneva un canale diretto con il pubblico.    La sua agente ci regala così uno spaccato più intimo e divertente dell'artista, cogliendolo nei suoi momenti di maggior quotidianità, con uno stile ironico e canzonatorio, lontano dalle luci dei riflettori.



Abbiamo parlato di pagine scritte, da e soprattutto sul Duca Bianco ma, come spesso accade nel mondo dello spettacolo, a farla da padrone sono pur sempre le immagini: l'impatto visivo di David Bowie. Heroes (Auditorium, 2015), di Masayoshi Sukita, è travolgente, sa trasportare il lettore all'interno di una dimensione fortemente onirica, fatta di luci, colori, un caleidoscopio in perenne movimento guidato abilmente dal fotografo giapponese Sukita, che ha seguito e immortalato praticamente l'intera carriera del musicista inglese, dal 1972 al 2009, sottolineandone i momenti più memorabili dai tempi di Ziggy Stardust allo storico shooting della copertina di Heroes, fino alla contemporaneità.







E concludiamo con una vera e propria chicca: David Bowie. L’uomo delle stelle (Nicola Pesce Editore, 2014), di Lorenzo Bianchi e Veronica Veci Carratello, un ritratto romanzato ma comunque piuttosto fedele della vita di David Bowie, in formato graphic novel (testi di Bianchi, disegni a cura della Carratello), un viaggio dove realtà e fantasia si fondono senza soluzione di continuità, pur conservando un fil rouge decisamente evidente e ben tratteggiato.

Musica, arte, letteratura, cinema, abbiamo appurato ancora una volta come tutti gli aspetti del mondo della cultura si siano fusi in una sola personalità, come raramente accade nella storia dello spettacolo: addio Ziggy, porta la tua arte nel regno dei cieli, o su Marte, ovunque tu sia. 

"Questo articolo è apparso il 12/01/2016 sulla rivista online Paper Street. Per gentile concessione."
http://www.paperstreet.it/cs/leggi/david-bowie-breve-viaggio-letterario-alla-scoperta-di-un-mito.html

mercoledì 13 gennaio 2016

#cinema: Macbeth, ovvero LA tragedia dell'animo umano

Il rischio di approcciarsi a veri e propri mostri sacri della letteratura e del teatro, qual è stato ed è tutt'oggi William Shakespeare, specialmente quando si tenta di proporne al grande pubblico una versione cinematografica, è decisamente alto e costante.
   Lo sa bene Justin Kurzel, coraggioso regista di "Macbeth" che, dopo nomi altisonanti come Orson Welles e Roman Polanski, si è confrontato con quella che è forse la tragedia più alta, lirica ed emozionante che sia mai stata scritta nella storia del teatro e della letteratura britannica, e non solo.
   Un film che, a pochi giorni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche mondiali, ha già ricevuto non poche critiche, ma anche elogi appassionati e, per quanto mi riguarda, assolutamente meritati.



Infatti, l'aspetto che maggiormente colpisce lo spettatore, a pochi minuti dall'inizio della proiezione, è sicuramente il fortissimo impatto visivo delle immagini: scene in slow motion nel bel mezzo di un campo di battaglia, violenza intensa ma assolutamente e perfettamente inserita all'interno della narrazione, per non parlare delle scene finali, tutte giocate sul bicromatismo del rosso e del nero, quasi a sottolineare la natura ferina e infernale dello scontro conclusivo e dei suoi protagonisti. 
   Altro elemento affatto secondario, la bravura dei due interpreti principali, Michael Fassbender e Marion Cotillard, entrambi caratterizzati da un'espressività profonda, umbratile ma allo stesso tempo tangibile e in grado di colpire lo spettatore con forza inaspettata, come uno schiaffo in pieno volto.
   L'evoluzione di Macbeth è assolutamente evidente, in un crescendo di crudeltà e follia: da condottiero valoroso e onesto, affettuoso con la moglie e rispettoso anche dell'avversario più pericoloso, a creatura malvagia, spietata e assetata di sangue, spinto alla follia dall'ambizione sfrenata della moglie, Lady Macbeth, poi pentita di aver creato un vero e proprio mostro soltanto per soddisfare la propria cupidigia sfrenata.

Una gamma di emozioni che avremmo potuto apprendere e provare sulla nostra pelle anche soltanto osservando il mutare delle espressioni dei protagonisti, empatici tra loro e con il pubblico dall'altra parte dello schermo; in particolare, memorabile il monologo della Cotillard/ Lady Macbeth, di struggente intensità, anche grazie a quella sua peculiare capacità di alternare dolcezza e violenza espressiva ai massimi termini.


Il tutto, come se non bastasse, accentuato da un accompagnamento musicale decisamente azzeccato, che accentua le sensazioni del pubblico ad ogni scena, facendo leva specialmente sul senso di inquietudine che ne deriva, e perfettamente aderente alla scelta di mantenere quel tocco di magico e sovrannaturale che caratterizza la più breve tra le tragedie shakespeariane, come l'apparizione delle streghe, le apparizioni demoniache che assillano Macbeth, e l'atmosfera surreale che caratterizza la pellicola.

E poi insomma, provateci un po' voi a rendere sul grande schermo un testo scritto tra il 1605 e il 1608, mantenendone ogni singola parola, rendendolo fruibile alle grandi masse, evitando di sfociare nella classica "cafonata hollywoodiana" e restando coerente nelle scelte stilistiche e cinematografiche fino all'ultima scena.
   C'è chi l'ha definito "Macbeth ai tempi del Trono di Spade", ed in parte è vero, nella manifestazione degli aspetti peggiori dell'animo umano, e dell'abisso di follia che spesso accompagna la più sfrenata ambizione, ma in questo caso andiamo ben oltre la mera serie televisiva, per quanto assolutamente encomiabile: infatti, se nel primo caso spesso abbondano scene di violenza gratuita e di sesso spinto (accentuate rispetto al libro, forse per renderne la trasposizione televisiva più attraente alle masse), in questo caso nulla è studiato per accalappiare spettatori, ma rispecchia una scelta coerente fino alla fine e raffinata al tempo stesso.


Insomma, in conclusione mi sento di affermare senza incertezze che si tratta di un testo talmente attuale, anche dopo ben 411 anni, da adattarsi perfettamente anche alla nostra amara quotidianità: da eroico combattente ad arrampicatore assetato di potere per terminare nel tiranno senza umanità, non vi ricorda forse buona parte delle figure che adornano quell'abisso incolmabile di follia e corruzione che caratterizza la scena politica dei nostri giorni?
   
... Meditate gente, meditate... 


martedì 12 gennaio 2016

#libri: Consigli per acquisti... letterari

Avete ricevuto un bel gruzzolo natalizio, e non sapete come spendere cotanta abbondanza pecuniaria? Siete già stufi dei soliti saldi, e volete fare un po' di sano shopping letterario?
O semplicemente avete voglia di sfogliare un buon libro, ma non sapete destreggiarvi nella giungla cartacea che ci circonda?
   Niente paura, oggi vi propongo un utile articolo scritto dalla redazione di Paper Street, me medesima compresa, pronta a venire in vostro soccorso con una piccola selezione dei migliori libri del 2015, da regalare (e regalarsi!).

Troverete tutto seguendo questo link, e buona lettura! :)


venerdì 8 gennaio 2016

#cultura: l'area archeologica di Libarna e i suoi laboratori didattici

Oggi vi propongo una delle nuovissime, interessanti iniziative che si terranno, a partire da questo 2016, presso la splendida area archeologica di Libarna, a Serravalle Scrivia (AL).
   Infatti, a partire dall’anno scolastico 2015/2016, con il progetto “Libarna a scuola: dalla didattica tradizionale a percorsi 2.0″, presso l’Area sarà possibile usufruire di una nuova offerta didattica rivolta alle scuole.
   Oltre alle consuete visite guidate del sito, saranno possibili delle lezioni di approfondimento e numerose attività di laboratorio: visita virtuale con le ricostruzioni 3D dell’antica città romana (attraverso l’utilizzo dell’applicazione specifica), “archeologo per un giorno” (simulazione di scavo e studio dei reperti), “Libarnattak” (costruire e decorare una casa romana) sono soltanto alcune delle attività proposte.
   I laboratori, curati dalle archeologhe Donatella Van Wyngaardt e Melania Cazzulo e dai volontari dell'associazione no profit Libarna Arteventi, sono effettuati, previa prenotazione, da febbraio a giugno nei giorni di martedì e giovedì.
   Infine ricordate che è possibile richiedere la brochure completa con tutte le informazioni utili oppure scaricarla al link: http://www.libarna.al.it/wpcontent/uploads/libarna_eventi2015_giochi_libretto_didattica_digital_dic15.pdf


giovedì 7 gennaio 2016

#viaggi: Vienna, algida capitale asburgica


Eccomi di ritorno dal mio Capodanno viennese e, come promesso, oggi vi parlerò un po' di questo viaggio alla scoperta dei meandri più affascinanti dell'algida capitale austriaca. 
   Si tratta di una città che colpisce a primo sguardo per la notevole diversità rispetto al nostro Paese: ordine, pulizia e precisione regnano sovrani, i mezzi pubblici funzionano alla perfezione (cosa che, per un italiano, rappresenta sostanzialmente un'utopia) e spaccano il minuto, e un generale senso di rigore e benessere permea l'aria.
   Ne è stata una prova tangibile la gestione del Capodanno in piazza che, nonostante il numero altissimo di partecipanti, di tutte le età e nazionalità, ha retto perfettamente la pressione, e si è svolta nel migliore dei modi, con fuochi d'artificio, musica dal vivo, fiumi di birra e punch caldo, tanta allegria e voglia di divertirsi, magari anche danzando sulle note del celeberrimo Valzer viennese.
   Insomma, l'aura di timore per i possibili attentati è stata vinta dai buoni propositi per questo 2016, e nessuno è riuscito a guastare una festa con la F maiuscola.


Questa sensazione di tranquillità mi ha pervasa, direi molto piacevolmente, specialmente dopo un viaggio in treno di 12 ore circa, da Milano Centrale alla stazione di Wien Hauptbahnhof, ovvero la stazione centrale, più vicina al centro città.
   Un viaggio piuttosto lungo e scomodo, all'interno di cuccette più simili a loculi del cimitero che a letti veri e propri, ma pur di risparmiare un po' si fa questo e altro.
   Dopo esserci disfatti dei bagagli in appartamento, è iniziata la nostra piccola avventura: prima tappa il Castello di Schönbrunn, sicuramente il monumento più visitato dell’Austria, un complesso formato dal castello e dal parco, di impressionante bellezza e dimensioni: una vera e propria opera d’arte totale, trionfo del barocco, proprietà della potente famiglia Asburgo, dinastia di imperatori e sovrani, una testimonianza storica che si presenta quasi integralmente nel suo aspetto storico originale.
   Molto interessante la visita degli appartamenti e dei saloni di rappresentanza della famiglia imperiale nel castello, dagli arredi autentici, con particolare attenzione a quelle che furono le stanze dell'imperatrice Elisabetta, meglio nota come Sissi, bella, capricciosa, ribelle giovane donna dal temperamento indomito e, all'epoca, rivoluzionario, nel bene o nel male.
   E poi insomma, diciamocelo, noi nate tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta ci siamo cresciute con il cartone animato di Sissi, e chi di noi non ha sognato, almeno una volta, di infilarsi all'interno di quei vestiti sfarzosi/torture cinesi con tanto di bustino e sottogonne in crinolina? ;)


Qui, vi butto lì un piccolo consiglio di viaggio: per sopportare al meglio il freddo pungente (durante l'attesa per entrare al castello la temperatura era di 16 gradi sotto zero, con tanto di vento gelido), potete assaggiare il delizioso liquore di Mozart, al cioccolato bianco, fondente o al latte, disponibile anche all'interno del bookshop annesso a Schönbrunn. 

Seconda tappa, assolutamente d'obbligo, quella presso la cattedrale di Santo Stefano (Stephansdom) nel pieno del centro storico di Vienna: si tratta della cattedrale metropolitana di Vienna, un monumentale edificio simboli della città, un trionfo di gotico da lasciare senza fiato, veramente splendida.
   Entrando la sensazione di rigore, austera severità ed elevazione verticale ci riportano indietro nella storia, e ci catturano con un fascino senza tempo.


Il nostro viaggio, nei giorni a venire, è proseguito con la visita al Palazzo Imperiale dell’Hofburg con i suoi appartamenti sfarzosi, che permettono al visitatore farsi un’idea di come l’imperatore conduceva la sua vita quotidiana e gli affari di governo.
   Inoltre, nel Museo di Sissi è possibile osservare i tanti oggetti appartenuti all’imperatrice, e una piccola chicca, specialmente per gli appassionati, è costituita dal Museo dell’Argenteria, perfetto per ammirare il fasto della tavola imperiale.


Dopo questo tuffo nell'arte ci siamo inoltrati nella Domgasse n. 5, la via dove si trova l’unico appartamento abitato da Wolfgang Amadeus Mozart, della dozzina in cui visse a Vienna, rimasto in piedi fino ad oggi.
   Qui il compositore visse dal 1784 al 1787, una superficie complessiva di 1.000 metri quadrati che offre al visitatore l’occasione di familiarizzarsi con il mondo di Mozart, e con alcune delle sue opere più celebri, in un museo interattivo davvero interessante e coinvolgente.
   Una figura affascinante, interessante, divertente ed eccentrica al tempo stesso, sempre e comunque profondamente umana.

Ma quello che è forse il vero fiore all'occhiello del centro città è il Museo di Storia dell’Arte, ovvero il Kunsthistorisches Museum, che custodisce sin dal 1891 le immense collezioni del grande impero degli Asburgo.
   Qui è possibile ammirare tesori di inestimabile valore, tra cui la “Madonna del Prato” di Raffaello, l'”Arte del Dipingere” di Vermeer, i quadri delle Infanti di Velazquez e vari capolavori di Rubens, di Rembrandt, di Dürer, del Tiziano e del Tintoretto, oltre all'ampia collezione di opere egizie e romane.
   Perdetevi nelle sale di questo enorme museo, e non dimenticate di tenere sempre il naso rivolto all'insù: vedrete tutta la magnificenza di un apparato pittorico unico al mondo.






















Se volete rimanere a bocca aperta, proprio com'è accaduto a me quando ho iniziato a scorgerlo attraverso i pesanti cancelli, allora non potete perdere una lunga visita al Belvedere, un museo di incredibile bellezza, sia dal punto di vista architettonico e storico, sia per la quantità di opere in esso contenute, una su tutte il famoso dipinto di Gustav Klimt “Il bacio, insieme a molti altri capolavori di Schiele e Kokoschka, e non solo, opere che ornano sia il Belvedere superiore che quello inferiore, i due palazzi distinti che compongono il complesso.
   Inoltre, da non perdere anche l'orangerie (sede di numerose mostre di arte contemporanea) e il parco del palazzo, un tempo residenza estiva del principe Eugenio di Savoia.




















Un vero gioiellino è poi il piccolo palazzo della Secessione, dove potrete ammirare il “Fregio di Beethoven” di Gustav Klimt, un'opera lunga 34 metri che rappresenta una grandiosa interpretazione pittorica della Nona Sinfonia di Beethoven.
   Anche il palazzo in sé merita, immediatamente riconoscibile dalla cupola rivestita di foglie d'oro (chiamata dai viennesi "il cavolo d'oro"), simbolo rivoluzionario dell'altrettanto rivoluzionaria Secessione.


Infine, se vi trovate a Vienna, non lasciatevi sfuggire l'occasione di partecipare ad uno dei concerti di musica classica che si tengono all'interno delle numerose sale da concerto all'interno degli antichi palazzi del centro storico: qui potrete ascoltare le più celebri e belle melodie di Strauss, Mozart, Beethoven, Haydn e molti altri, vere e proprie colonne portanti della cultura locale.

Ma ora basta parlare di musei, arte e storia (anche se, come avrete capito, sono il mio pane quotidiano), e veniamo ad argomenti più veraci: il cibo.
   A chi mi aveva avvertita che avrei mangiato soltanto "schifezze", mi sento di rispondere con una sonora smentita: assaggiate la vera, originale Sachertorte (all'Hotel Sacher, mi raccomando, sono loro gli inventori di questa prelibatezza), lo strudel caldo con il gelato alla vaniglia, la Wiener Schnitzel, la deliziosa cotoletta viennese impanata, le carni saporite e infine il gulasch, davvero saporito.
   Non ve ne pentirete, garantito!



Nel complesso, una piccola vacanza decisamente piacevole, della quale mi sono rimaste, oltre alla quantità spropositata di fotografie e al bellissimo ricordo, anche un ricco bottino di Sacher, dolcetti alle castagne e palle di Mozart (tipici cioccolatini a base di cacao e marzapane),e la voglia di rifare la valigia e partire per il prossimo viaggio! ;)






martedì 5 gennaio 2016

#libri: Mamma a carico. Mia figlia ha novant’anni - Gianna Coletti








«Ho 53 anni. Non parlerò di menopausa, lo dico subito. Ho solo qualche vampata con la quale convivo benissimo. L’unico fastidio è il fondotinta che mi si scioglie dopo il restauro, ma non è un problema, vado di cipria compatta che è un piacere. Nella mia vita c’è una vecchia. Ha poco più di 90 anni, non cammina più e la testa ogni tanto va per conto suo. Quella vecchia è mia madre»








Non accade quasi mai che nasca prima il film, e poi il libro. Eppure è accaduto: è il caso di “Mamma a carico. Mia figlia ha novant’anni” (Einaudi, 2015) della scrittrice e attrice italiana Gianna Coletti, già protagonista del film ispirato alla sua storia, “Tra cinque minuti in scena” diretto da Laura Chiossone, che nel 2013 ha ottenuto un vasto consenso di pubblico e critica, aggiudicandosi numerosi riconoscimenti tra cui l'Art Cinema Award ANNECY Italian Film Festival 2013 e il Premio F.I.C.E. (Federaz. Ital. Cin. d'Essai) Miglior film indipendente 2013. 

Un libro crudo, forte e dolce al tempo stesso, uno spaccato di vita reale che racconta la storia di una donna – un’attrice di teatro – costretta, volente o nolente, a prendersi cura di una madre cieca e non più autonoma, ma dallo spirito ribelle e dall’ironia graffiante.
   Non si tratta di un romanzo vero e proprio, perlomeno non nel senso più tradizionale del termine, ma di una sorta di diario, di cronaca dettagliata della vita di due donne, così diverse ma così uguali, in un rapporto difficile che, nel momento di maggior difficoltà, quello del decadimento fisico e psicologico dovuto alla vecchiaia, si rinsalderà definitivamente.

A trainare la narrazione sono sicuramente le protagoniste, in primis Anna, la “vecchia”, come viene chiamata con affettuosa ironia, novantenne particolarmente ingombrante, cocciuta, una testa di ribelli capelli bianchi e un paio di inseparabili occhiali 3D portati per vezzo.
   Una donna che ha vissuto la sua vita al massimo, talmente carismatica da opprimere l'altra protagonista assoluta di questa storia, Gianna, che dovrebbe e vorrebbe avere una vita sua, ma non riesce a staccarsi dalla madre morente, creando un rapporto simbiotico, fatto di dolore e tenerezza.

Una storia fortemente personale, che diventa paradigma di un fenomeno generazionale che coinvolge sempre più donne alle prese con genitori anziani, malati, non più autosufficienti, in una continua lotta impari contro il tempo, qui narrata con ironia e coraggio, senza risparmiare i tanti momenti di angoscia, frustrazione e smarrimento, ma anche quei fortissimi sprazzi di felicità, risate e dolcezza.

Anche lo stile è funzionale all'opera, che sembra quasi “scritta di getto”: semplice, gergale, a tratti dialettale, dove l'ironica alterigia del milanese ben si mescola a una narrazione intimistica e fluida, un soliloquio che si trasforma, specialmente verso il finale, in un vero e proprio flusso di coscienza.

A partire dal film “Tra cinque minuti in scena”, oltre a questo libro è nato anche un blog dedicato a tutte le donne che sono diventate “madri della propria madre, un vero e proprio luogo di incontro e di condivisione curato quotidianamente dalla stessa Coletti (http://mammaacarico.tumblr.com/).

"Questo articolo è apparso il 21/12/2015 sulla rivista online Paper Street. Per gentile concessione."
http://www.paperstreet.it/cs/leggi/recensione-mamma-a-carico-mia-figlia-ha-novantanni-gianna-coletti.html